L’ associazione culturale Statèra ha deciso di fornire un nuovo nome e un nuovo look ai buoni commerciali, chiamandoli: europac. In realtà si sarebbero potuti chiamare in qualsiasi modo: euro, soldi, scudi, dracme, sesterzi, pietre, stelle, ciò non avrebbe mutato la loro natura, né il loro significato. L’ opportunità di fornire un nome nuovo, soddisfa essenzialmente due aspetti: uno di tipo tecnico e l’ altro prettamente culturale.
L’ aspetto tecnico nasce dall’ esigenza, di definire tecnicamente, scientificamente, la circolazione di un flusso di buoni commerciali, ché non rappresenta altro che un flusso di moneta a credito, del tutto parallelo al flusso di euro già in circolazione. Essendo “pac” l’ acronimo proprio di: moneta parallela, con euro-pac si definisce esattamente la componente a credito del nostro sistema monetario.
L’ aspetto culturale, di gran lunga il più rilevante, è che smettere di chiamarlo buono commerciale e cominciare a chiamarlo euro (pac, per ovvie ragioni di copyright), significa chiarire in modo definitivo e categorico, nella mente di ogni cittadino, di ogni lavoratore libero, che il proprio lavoro matura spontaneamente denaro, non il contrario. Chiamandoli europac, risulterà intuitivo che si tratti di soldi autentici, spendibili in qualsiasi circostanza e per soddisfare qualunque esigenza. Risulterà altresì comprensibile, che la sua libera ed incessante circolazione, rappresenta nitidamente un’ iniezione di nuova liquidità nell’ economia di ogni singolo territorio.
Anche il look, come già specificato, è stato stravolto. Versare nei territori inutili quantitativi di carta, non solo avrebbe offeso la natura, ma avrebbe inevitabilmente causato confusione da un lato e alto rischio di contraffazione dall’ altro. Di conseguenza gli originari buoni commerciali, divenuti europac, non avranno più l’ aspetto di un banale foglietto di carta, ma quello virtuale all’ interno di una web-app pratica, innovativa e del tutto sicura.