Solo su Statera
Senza spese e senza interessi
La visione di un mondo interamente globalizzato è certamente straordinaria, ma purtroppo il metodo che è stato impiegato per la realizzazione di questa visione, si è rivelato un fallimento colossale; tanto in termini economici quanto, soprattutto, in termini culturali.
Livellare rigidamente le differenze dei vari territori, nonché ignorare di valutare scrupolosamente l’ effettivo livello di salute di ciascuno di essi, ha provocato in un primo momento l’ annientamento delle piccole comunità, alla fine il crollo definitivo dell’ intero sistema globalizzato stesso.
I massimalisti della globalizzazione hanno sostenuto presuntuosamente, e avidamente, di potersi cimentare in un nuovo sport, tirando su una squadra fatta da perfetti sconosciuti, che prima d’ incontrarsi, avevano giocato a tutt’ altro nella loro vita. Ma per rendere competitiva una squadra in nuovo sport, non puoi non conoscere le specificità di ogni tuo singolo giocatore; non puoi far praticare a tutti quanti il medesimo allenamento, perché ognuno di essi avrà esigenze e capacità molto diverse dagli altri.
Per raggiungere una società globalizzata, sarà anche un lavoro lungo e procelloso, ma occorre innanzitutto partire proprio dai piccoli territori, valorizzarne le specificità, crearne una solida identità economica e culturale e solo in quel momento, procedere con la costruzione di un sistema che contenga e colleghi tutti quanti in armonia. Questo è quello che si prefigge di fare l’ Associazione Culturale Statèra.
L’ associazione culturale Statèra è dalla parte dell’ evoluzione ed intende stimolarla attraverso la crescita delle singole unità. Ogni cittadino deve innanzitutto comprendere l’ effettivo valore che possiede e quanto questo possa risultare utile per il bene dell’ intera comunità. Sostenere ogni singolo lavoratore obnubilato e in difficoltà, a svolgere attività corrispondenti alle sue specificità, lo esorterà a crescere nella piena soddisfazione e consapevolezza di sé. Un lavoratore soddisfatto e consapevole diviene automaticamente un cittadino libero di esprimersi.
Una delle più orribili conseguenze della globalizzazione è stata quella di rendere inconsistente l’ espressione di ogni singolo cittadino. L’ associazione culturale Statèra intende invece dare sostanza all’ espressione di ogni lavoratore, fornendo immediatamente una prova tangibile del proprio contributo: valore al proprio lavoro.
Risultano presenti molteplici realtà nel nostro territorio, che come noi valutano imprescindibile l’ esigenza di rimettere l’ uomo, il cittadino, di nuovo al centro della società, ma il loro contributo, seppur lodevole e significativo, è rimasto confinato in una dimensione filosofica. Ricorrere all’ uso di uno strumento, capace di rendere palpabile tutta la filosofia prodotta, risulta fondamentale per sancire la consapevolezza di ogni cittadino. Solo traducendo subito, concretamente e numericamente, il valore del lavoro di ciascun cittadino, lo si indurrà a comprendere e ad esprimersi sempre di più; migliorandosi, superandosi, in una parola: evolvendo.
Tale strumento, però, è fondamentale che venga ricercato esclusivamente tra quelli già disponibili e comunemente utilizzati all’ interno della società; che sia possibilmente il più banale e comprensibile di tutti. Individuarne uno al di fuori di essa o arrogarsi il diritto di poterne creare uno nuovo, significherebbe ragionare in termini massimalistici e di conseguenza commettere gli stessi errori degli spasimanti del globalismo repentino. Perché se cambiamento deve pur esserci, è opportuno che sia principalmente culturale, lento e meticoloso, mentre l’ utilizzo di un nuovo strumento, introdotto violentemente, non farebbe che causare ulteriori squilibri e divisioni.
L’ associazione culturale Statèra ha individuato nel buono commerciale, lo strumento più efficace per il raggiungimento dello scopo. I buoni commerciali sono infatti strumenti ben riconosciuti ed ampiamente utilizzati, ma la loro circolazione è limitata e solitamente si consuma in un singolo e unico scambio tra due cittadini. Ciò significa che il valore, tangibile e riconoscibile, dell’ espressione professionale di un lavoratore, si esaurisce immediatamente. Fare in modo che non si esaurisca e che anzi si trasformi in un flusso, capace di circolare incessantemente, renderà credibile il contributo di ogni singolo cittadino e lo stimolerà a collaborare in una dimensione prettamente territoriale.
Un buono commerciale che non rientra nel possesso di chi lo ha ceduto, ma viene reso libero di circolare in un territorio, smette di rappresentare un’ unica opportunità di guadagno e si trasforma in un costante e del tutto nuovo potere d’ acquisto, un secondo irrinunciabile portafoglio.
La gestione e la coordinazione di buoni commerciali, però, guarirebbe solo in parte i malanni di un territorio, perché rimarrebbero a mani vuote tutti coloro i quali non sono legittimati ad emetterne. Si potrebbe banalmente considerare che, essendo il buono commerciale stesso: lavoro, chiunque dovrebbe poterne emettere e ottenerne nuovo gettito. Tuttavia se ciò accadesse, anche in questo caso si determinerebbe un rischioso scompenso, perché significherebbe introdurre comunque uno strumento nuovo, non riconosciuto, dunque si tratterebbe ancora una volta di un’ inopportuna violenza massimalista.
Lo sviluppo di nuove opportunità di lavoro, deve inevitabilmente essere sostenuto dallo stesso flusso di buoni commerciali, dunque da tutti coloro che, per ogni specifico territorio, sono legittimati ad emetterne. Chiunque intenda avere la possibilità di esprimersi professionalmente, dunque ottenere il suo portafoglio di europac, non dovrà fare altro che fornire un contributo, che coincida esattamente con le necessità della comunità a cui appartiene. Sarà facile intuire una volta di più, quanto l’ evoluzione di un singolo cittadino sia direttamente proporzionale all’ evoluzione dell’ intera collettività, e viceversa.
Rimane così un’ ultima difficoltà, l’ unica che l’ associazione culturale Statèra potrà affrontare solo nel momento in cui sarà numerosa e ben ramificata, nonché quando i suoi effetti risulteranno concreti e ben riconoscibili.
Se l’ obiettivo dell’ associazione è quello di cementare in ogni singolo lavoratore la consapevolezza dell’ importanza, del valore, del suo lavoro nella società, sarà necessario rendere il suo contributo chiaro ed autorevole, dunque bisognerà sempre: redigere un formale contratto di lavoro per ogni nuovo contributo. La stesura di un contratto, non solo rende legittimo qualunque rapporto di lavoro, ma ne riconosce al tempo stesso, cosa non trascurabile, i diritti previdenziali. Tali diritti, che sono gestiti e regolati unicamente dallo Stato, non possono essere costruiti con buoni commerciali, a meno che non sia lo Stato stesso a prevederlo.
L’ ultimo obiettivo dell’ associazione culturale Statèra sarà dunque, quello di mettere le istituzioni, i partiti politici, di fronte al fatto compiuto. Nel momento in cui sarà finalmente chiara la cultura originaria del lavoro e nel momento in cui essa avrà prodotto: rispetto per sé stessi, responsabilità all’ interno di una comunità e senso di collaborazione per un’ evoluzione comune, non potranno che rendersi disponibili al dialogo. La mancata apertura dei propri cancelli a Statèra e l’ eventuale rinuncia al contributo, significherebbe prendere definitivamente le distanze dai cittadini e dai loro bisogni. A quel punto sarebbe certificata la volontà da parte loro, di allontanarsi dal popolo, forse perché maggiormente gratificati rappresentando qualcun altro.
Attualmente Statera è molto piccola e circoscritta in un piccolo comune della provincia di Enna, nel cuore della Sicilia, ma insieme a te può crescere tanto e diventare presto una realtà a cui necessariamente dover dare ascolto.